28 Ottobre 2021
Un sistema sanitario che si basa sulla personalizzazione delle cure ottenuta anche attraverso la raccolta e l’analisi dei Big Data, per trasformarli in informazioni capaci di migliorare la vita delle persone, richiede anche il coinvolgimento e la consapevolezza dei cittadini, un vero e proprio cambio di passo culturale. Ne è convinta Roche, da 125 anni a fianco del sistema Salute, che da qualche anno si è dotata di un’organizzazione interna multi-disciplinare dedicata alla Real World Evidence, per trattare la complessità della materia attraverso la trasversalità delle competenze: ne abbiamo parlato con Noemi Porrello, Real World Evidence Lead dell’azienda farmaceutica.
Dottoressa Porrello, in che modo e perché un’azienda come Roche si occupa di Big Data? Quali sono i plus che come azienda mettete a servizio di quella che si presenta come l’innovazione più impattante sulla sanità del futuro?
È inevitabile oggi, per un’azienda che si occupa di diagnostica e di farmaci, investire sulla capacità di imparare dall’esperienza di ogni singolo paziente, trasformando i dati in evidenze. In un presente in cui la medicina diventa sempre più complessa, sia in termini di identificazione dei pazienti eleggibili a un determinato trattamento sia per quel che riguarda le soluzioni diagnostiche, i dati diventano un elemento fondamentale della strategia aziendale. Agendo in uno scenario in cui la competenza sui Big Data è ancora a un livello medio basso di maturità, Roche si propone come un partner in grado di mettere a disposizione, su questo argomento, sia visione strategica che competenze tecniche: siamo convinti che l'industria sia uno degli attori in grado di incidere in maniera significativa sulla sostenibilità del Sistema, un Sistema per il quale i dati devono rappresentare un elemento decisionale forte, per le scelte di cura e di programmazione, così come per la ricerca. Si aggiunga che Roche ha al suo interno diverse divisioni (diabete, diagnostica e farmaceutica), che coprono un’offerta molto ampia di soluzioni, spaziando dalla diagnostica, ai farmaci, ai servizi integrati nel percorso di cura. Questo ci porta a integrare il tradizionale focus sul profilo di efficacia e sicurezza di ogni singolo prodotto con valutazioni complementari, relative al valore che la singola soluzione genera sul percorso di cura complessivo. Per poter arrivare a questo risultato, i dati diventano un elemento essenziale ed è infatti uno degli asset sui quali stiamo investendo, sia a livello di singoli progetti specifici sia a livello di ecosistema, quindi in termini di data governance e infrastrutture. Attraverso un dialogo attivo e continuo con tutti gli interlocutori del Sistema, abbiamo l’ambizione di contribuire con la nostra visione, con le nostre idee e anche con il nostro supporto alle iniziative che, grazie anche al PNRR, valorizzeranno l’assistenza di prossimità, i dati e la digitalizzazione come elementi chiave della Sanità del futuro.
Innegabile che ci sia bisogno di mutamenti strutturali e organizzativi, ma crede che occorra anche un mutamento culturale?
Certamente, perché accanto alle infrastrutture tecniche e alle regole, non dobbiamo scordare che il primo elemento abilitante è il dato sanitario, che ci appartiene e che ciascuno di noi può potenzialmente mettere o meno a disposizione, a supporto di un sistema sanitario che possa “imparare da sé stesso”. Uno dei nodi centrali sta proprio nel comprendere le motivazioni di questa necessità di condivisione. Per questo abbiamo creato Roche Now, un progetto di informazione e divulgazione per spiegare in che modo i dati, interoperabili e intellegibili, siano uno strumento fondamentale per far fronte alle nuove sfide (la pandemia ce lo ha mostrato) e per operare una vera e propria rivoluzione verso la medicina del futuro. Abbiamo cercato dunque di spiegare in maniera semplice, attraverso video-interviste, pubblicazioni, articoli, l’importanza dei dati, il loro impatto potenziale sul singolo paziente e sull’intero sistema, in che modo l’esperienza di ogni singolo paziente diventi indispensabile per fare funzionare meglio la macchina organizzativa e decisionale della sanità, ovviamente sempre nel rispetto delle norme vigenti in materia di privacy e sicurezza dei sistemi. Nel progetto sono stati coinvolti esperti di diversi ambiti del Sistema Sanità, per dare una prospettiva il più multi-disciplinare e oggettiva possibile. Diventa oggi davvero prioritario orientarsi, anche in Sanità, verso decisioni sempre più informate dai dati e dalle evidenze, come di fatto accade già da tempo in altri settori.
In che modo pubblico e privato possono collaborare fattivamente per costruire una sanità più efficiente e più sostenibile?
Le priorità strategiche per pubblico e privato hanno a mio avviso molti elementi in comune, sui quali è possibile lavorare in maniera sinergica, andando al di là dei possibili conflitti di interessi. Roche ha sempre investito molto nella partnership, considerando la collaborazione tra pubblico e privato indispensabile per creare un ecosistema sanitario più innovativo, più tecnologicamente avanzato, più capace di ottimizzare le informazioni per prendere decisioni. Ne è un esempio la collaborazione che Roche Italia e Fujifilm Italia hanno messo in atto, in partnership con il Sistema Salute e con il patrocinio di AIOM, SIRM, GISMa, F.A.V.O e Cittadinazattiva, donando mammografi di ultima generazione a una selezione di aziende sanitarie sul territorio nazionale, identificate da Fucina Sanità in qualità di partner esterno indipendente. L’obiettivo è quello di contribuire a rilanciare lo screening mammografico, considerando che, in particolare durante la pandemia, questa routine è stata fortemente penalizzata. Anche questo progetto testimonia che identificare obiettivi trasversali e comuni sia davvero possibile e che collaborare sia la strada migliore da seguire.