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19 Novembre 2021

23 Novembre 2021

Lavoro, digitalizzazione, e Big Data: 30 proposte per il futuro della Sanità italiana

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Formare gli operatori sanitari del futuro, fare entrare nei percorsi terapeutici le nuove tecnologie, analizzare con sistematicità i Big Data per rivoluzionare le politiche di prevenzione e cura: sono i contenuti del “Libro Bianco” della sanità, frutto del progetto di ricerca ideato da Planning - società da oltre 30 anni specializzata nell’organizzazione di eventi e attività formative nel settore medico-scientifico – e a cura di CERGAS – SDA Bocconi sotto la Direzione Scientifica del Professor Francesco Longo, Docente di Economia delle aziende e delle amministrazioni pubbliche presso l’Università Bocconi, e con la partecipazione del Prof. Mario Del Vecchio, della dott.ssa Paola Boscolo e del dott. Marco Sartirana, ricercatori CERGAS.

Il documento, redatto assieme a oltre 50 delegati da Ministeri, Enti, Istituzioni e Imprese, è stato presentato lo scorso 5 novembre a Bologna di fronte a una platea di 250 ospiti tra policy e decision makers della sanità italiana in un serrato confronto sulle sfide e le prospettive della sanità, alla luce delle risorse messe a disposizione dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che assegna alla missione 6-Salute 15,63 miliardi: un’opportunità forse unica per un rilancio del SSN e dell’intero sistema salute, sia pubblico che privato, del Paese.




Il progetto si avvale della collaborazione del Ministero per la Salute, del Miur, del Ministero per l’Innovazione tecnologica e la Transizione Digitale; main partners sono ManpowerGroup, leader mondiale nella creazione di soluzioni integrate per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e lo sviluppo della carriera, che da tempo lavora anche sui profili inerenti al mondo della sanità, e Microsoft Italia, in prima linea nello sviluppo e implementazione di tecnologie per la sanità digitale.

Politiche del personale, Digitalizzazione per l'innovazione dei processi di cura e Utilizzo dei Big data con finalità di analisi e programmazione sanitaria sono le tre macro-aree sulle quali lo studio si è concentrato, rivelando l’urgenza di un profondo ripensamento e rinnovamento del settore.

Per quanto riguarda le Politiche del personale, gli ambiti prioritari di intervento individuati riguardano la valorizzazione del potenziale di tutti i professionisti della sanità, con il potenziamento degli organici di OSS e infermieri e la definizione dei loro ambiti di autonomia, anche grazie ad adeguati percorsi formativi. E poi il coinvolgimento diretto degli ospedali come “strutture di insegnamento” per la formazione dei medici specializzandi, e il rafforzamento delle competenze digitali, fondamentali in vista dell’innovazione dei modelli di servizio prevista dal PNRR. Priorità anche alla flessibilità nelle forme di reclutamento e impiego, con la revisione della normativa concorsuale per la dirigenza e per il comparto e con l’introduzione di differenziazioni salariali per generare attrattività per i profili più qualificati, a un livello di contrattazione collettiva a livello regionale in sostituzione di quello aziendale.




La Digitalizzazione per l’innovazione dei processi di cura passa attraverso l’analisi dei bisogni dei pazienti per comprendere quali approcci terapeutici possano essere digitalizzati, e in che modo, partendo dal presupposto che il digitale non è la semplice dematerializzazione del percorso tradizionale di cura in presenza, ma una modalità con peculiarità proprie e un’opportunità per offrire nuovi servizi. Cartelle cliniche e FSE dovranno divenire sempre più repository attivi, oltre che la risultanza di un’aggregazione di dati, alcuni dei quali provenienti dai pazienti stessi. Se interoperabili, i dati possono fornire indicazioni preziose per politiche di prevenzione tempestive e nella direzione sempre più chiara della medicina di precisione e di iniziativa. Ovviamente una sanità digitale ha bisogno di cittadini alfabetizzati dal punto di vista tecnologico: l’accompagnamento dei singoli potrebbe essere promosso anche adibendo spazi pubblici – dalle biblioteche agli spazi comunali o sanitari – per consentire ai cittadini di accedere ai servizi online, adeguatamente supportati.

Per quanto riguarda l’utilizzo dei Big Data con finalità di analisi e programmazione sanitaria, infine, occorre intervenire sui dati che già esistono già mettendoli a sistema, analizzandoli, istituendo ruoli chiari per la loro raccolta, codifica, analisi e interpretazione ai fini decisionali. I dati clinici, che ad oggi non possono essere considerati Big, mancando dei requisiti di variabilità, grandi volumi e velocità di trasmissione, potranno diventare in futuro preziosi e centrali per i processi decisionali, se adeguatamente codificati, standardizzati, analizzati e resi disponibili attraverso infrastrutture interoperabili di raccolta. I dati amministrativi, che oggi sono ampiamente disponibili, sempre più potranno essere sfruttati nelle loro potenzialità, che non si riducono al mero compito di monitoraggio e controllo finanziario ma possono diventare strumenti per fornire risposte di fondamentale importanza: per fare un esempio concreto della loro potenzialità, un’analisi delle schede di dimissione ospedaliera da dicembre 2019 a marzo 2020 avrebbe potuto segnalare l’aumento di polmoniti e anticipare la risposta emergenziale.


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